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Ok alla Nota di aggiornamento, niente aumento Iva

Il nuovo governo ha approvato il suo primo documento organico di politica economica: asticella del deficit per il prossimo anno al 2,2% del Pil, crescita allo 0,6% l’anno prossimo e all’1% nei due anni successivi. Stop “netto e chiaro” agli aumenti dell’Iva e ferma determinazione nella lotta all’evasione fiscale.

Una manovra da 29-30 miliardi di euro, coperta per metà dalla flessibilità sul deficit pari allo 0,8% del Pil (14,5 miliardi). Il governo ha approvato la Nota di aggiornamento al Def, il primo documento organico di politica economica del nuovo esecutivo giallo-rosso che fissa l’asticella del deficit per il prossimo anno al 2,2% del Pil (rispetto ad un tendenziale all’1,4%), mentre l’economia italiana viaggerà sul +0,6% nel 2020 per poi raggiungere l’1% in ciascuno dei due anni successivi. Stop “netto e chiaro” agli aumenti dell’Iva e ferma determinazione nella lotta all’evasione fiscale, da cui si stima di incassare, anche grazie alla stretta sul contante, oltre 7 miliardi di euro. “Il nuovo Governo – si legge nella premessa al documento – si pone l’obiettivo di rilanciare la crescita assicurando allo stesso tempo l’equilibrio dei conti pubblici e una partecipazione propositiva al progetto europeo. Abbiamo di fronte a noi delle sfide impegnative e un programma ambizioso, che vogliamo realizzare attraverso un coinvolgimento attivo dei cittadini e delle forze sociali, produttive e intellettuali del Paese”. Con la Nota di aggiornamento al Def “definiamo uno scenario finanza pubblica per la prossima manovra solido, orientato alla crescita del Paese”, in grado di “garantire un percorso di graduale riduzione del debito e quindi del costo del suo finanziamento”, ha sottolineato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, stimando in 6 miliardi il minor costo del debito pubblico l’anno prossimo grazie alla discesa dello spread. Tornando ai numeri della Nadef, il debito pubblico quest’anno raggiunge nuovi record, al 135,7% del Pil, per ridursi al 135,1% e poi al 133,6% e 131,4% nei tre anni successivi. Il governo ammette che la regola del debito non viene “soddisfatta in nessuna delle sue configurazioni” ma scommette sull’avvio di un percorso graduale di riduzione anche grazie ai proventi delle privatizzazioni pari allo 0,2% del Pil (circa 3,6 miliardi), l’anno nel triennio 2020-2022. Viene confermata anche l’intenzione di avviare la riduzione del cuneo fiscale come previsto nell’accordo di governo. L’impegno scritto nero su bianco nella Nadef prevede un taglio per circa 2,7 miliardi nel 2020 e per circa 5,4 miliardi nel 2021. “Si tratta non solo di un segnale, ma di un tassello di una strategia importante, che indica nella riduzione del cuneo un elemento fondamentale per riequilibrare il sistema fiscale”, ha affermato Gualtieri, sottolineando che l’operazione andrà fatta “con il confronto con le parti sociali e produttive”. Il ministro ha annunciato, infatti, a breve “un nuovo incontro”. La manovra 2020 al di là del congelamento dell’Iva e del taglio del cuneo fiscale, prevede tra gli altri interventi anche il salario minimo e il piano famiglia. Nella Nota al Def vengono, infatti, elencati ben 23 ddl collegati alla manovra che includono anche il Green New Deal, la revisione del codice civile e il ddl sull’Autonomia. Tra le voci che porteranno risorse ci saranno anche la riduzione delle tax expenditure e dei sussidi dannosi per l’ambiente e nuove imposte ambientali, che nel complesso aumenterebbero il gettito di circa lo 0,1 per cento del Pil, cioè circa 1,8 miliardi. E oltre 0,1 punti di Pil arriveranno da “altre misure fiscali, fra cui la proroga dell’imposta sostitutiva sulla rivalutazione di terreni e partecipazioni. Previsti interventi anche per privatizzazioni e la per la “svolta green”. Dalla spending review si punta, invece, a incassare 1,8 miliardi.

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