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Decreto Sostegni, si attende per domani l’ok del Consiglio dei Ministri

Con il provvedimento saranno stanziati 32 miliardi, soprattutto per i ristori e la protezione dell’occupazione. Per Confcommercio il provvedimento “deve rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”. 

Tutti coloro che ne hanno diritto (il conto è di 2,8 milioni di beneficiari tra imprese, partite Iva e professionisti) avranno i soldi sul conto corrente entro il 30 aprile. È la promessa solenne del Governo, per bocca del sottosegretario al Mef, Claudio Durigon, alla vigilia della sospirata approvazione, domani in Consiglio dei ministri, del decreto Sostegni.  Come distribuire i 32 miliardi a disposizione (12 miliardi alle attività produttive, circa 6 miliardi per la sanità e poco meno di 10 andranno per famiglie e lavoro) è ormai stato deciso, resta qualche limatura che sarà oggetto di un incontro odierno fra il premier Draghi e il ministro dell’Economia, Daniele Franco.

Ad agitare le acque resta ormai solo la questione del “condono mascherato”, ovvero la rottamazione delle cartelle fino al 2015.  I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, hanno infatti avvertito l’esecutivo che “è il momento di combattere l’evasione fiscale anche con le tecnologie digitali e di avviare la riforma fiscale. Non di mascherati condoni fiscali”.

Per quanto riguarda i ristori per le pmi, eliminato il criterio dei codici Ateco a contare saranno le perdite dell’intero 2020 rispetto al 2019. Gli aiuti andranno a circa tre milioni di piccole e medie imprese fino a 10 milioni di giro d’affari – compresi 800mila professionisti – e andranno da un minimo di 1000 euro per le persone fisiche a un massimo di 150mila euro con cinque fasce percentuali, dal 30% per i più piccoli al 10% per i fatturati tra 5 e 10 milioni.

Per le piccole imprese licenziamenti bloccati fino a ottobre

Nel prossimo decreto Sostegno sarà inserita una nuova proroga del nuovo blocco dei licenziamenti, che dovrebbe essere fissata al 30 giugno superando così la scadenza attuale del 30 marzo. In seguito la misura resterebbe valida solo per le piccole imprese fino al 30 ottobre, che non hanno la tutela della cig ordinaria, legata alla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, intervenendo alla commissione Lavoro del Senato.

“Andiamo nella direzione di una proroga del blocco dei licenziamenti, che però nel caso dei lavoratori che dispongono di strumenti ordinari sarà legata ad un termine che sarà definitivo. Per coloro non coperti da strumenti ordinari sarà agganciata alla riforma degli ammortizzatori sociali”, ha spiegato.

Orlando ha parlato anche di vaccinazioni nei luoghi di lavoro, sottolineando che occorre “affrontare con urgenza la sfida, per la quale abbiamo predisposto una intesa con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, che utilizzi anche i medici aziendali nella somministrazione dei vaccini. C’è già un gruppo tecnico che sta lavorando per la predisposizione dei protocolli”.  

 

Confcommercio: “servono ristori adeguati e tempestivi”

Rispetto alle anticipazioni fin qui emerse dei contenuti del prossimo decreto “Sostegno”, Confcommercio ribadisce l’esigenza di “misure di ristoro adeguate e tempestive”. Quanto ai criteri, “resta confermata la necessità di un meccanismo che superi il sistema dei codici ATEC0, non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento tanto alle perdite di fatturato annuo, valutandone con attenzione la misura percentuale da individuarsi come condizione di accesso, quanto ai costi fissi. Tutto ciò per rispondere in maniera equilibrata alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, nonché del mondo delle professioni”.

Federmoda: “Il retail della moda al collasso”

Nonostante i saldi, l’andamento delle vendite di quest’inizio d’anno ha registrato un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio, senza lasciare spazi a segnali di recupero rispetto alle enormi perdite del 2020. “Ancora non si comprende il motivo per cui un negozio di abbigliamento o calzature o pelletteria – afferma Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – debba essere ricompreso tra quelle poche attività commerciali costrette alla chiusura per decreto in fascia rossa, nonostante gli investimenti fatti in sicurezza e per il rispetto dei protocolli”.

Al nostro settore – prosegue Borghi – serve un sostegno immediato, reale, congruo e proporzionato alle effettive perdite, soprattutto slegato dalla soglia minima del 33% del fatturato perché i prodotti di moda seguono, come noto, le tendenze delle stagioni stilistiche e quindi sono soggetti a rapidissima svalutazione. Abbiamo avuto a disposizione solo mezze stagioni per la vendita e fatto subito notevole ricorso a forti promozioni e a saldi, con l’unico obiettivo di contenere le perdite di fatturato. Una soluzione che ha certamente aiutato i negozi ad avere liquidità per pagare personale, fornitori, affitti, tasse e spese vive, ma ha contestualmente generato una drastica riduzione dei margini, mettendo così a rischio il modello di business e la stessa sopravvivenza dei fashion store. Per questa peculiarità, la soglia di perdita di fatturato coerente per il dettaglio moda risulta, pertanto, del 20%”.

Resta indispensabile – conclude Borghi – un contributo sulle eccedenze di magazzino, sotto forma di credito d’imposta del 30% delle rimanenze come pure è indifferibile anche un intervento sull’abbattimento del costo dei canoni di locazione”.

Federalberghi chiede di cambiare il provvedimento

“La scorsa settimana, l’Istat ha certificato che nel 2020 il fatturato dei servizi ricettivi ha subito un crollo del 54,9%. Ci saremmo aspettati che il decreto sostegni tenesse conto di questa tragedia, che mette a rischio la sopravvivenza di più di 30mila imprese e 350mila lavoratori, ma purtroppo non troviamo conferma nelle bozze che stanno circolando e che ci auguriamo vengano al più presto corrette”. Così Federalberghi, secondo la quale “per realizzare l’intento perequativo che più volte era stato annunciato nei mesi scorsi” è necessario che il calcolo dei ristori venga effettuato considerando il danno subito nell’intero periodo pandemico (marzo 2020 – febbraio 2021)”.

“Inoltre – conclude la Federazione degli albergatori – chiediamo che venga eliminato il tetto di 5 milioni di euro, che taglia fuori molte imprese alberghiere di dimensioni medie e grandi, e che il limite di 150.000 euro venga applicato per ogni singola struttura ricettiva (e non per impresa”.

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