In attesa di comprendere quali saranno le soluzioni che il Governo prospetta per la fase 2 dell’emergenza sanitaria Covid-19, quella sostanzialmente in cui dovremo convivere con il virus, non sono poche le preoccupazioni che tormentano il settore dell’abbigliamento e della moda in generale.
Una fase 2, dunque, che forse spaventa più della fase 1, per l’incertezza e le difficoltà che preannuncia e laddove la libertà di apertura non significherà libertà di lavorare.
La denuncia di Federmoda Crotone è chiara: le norme del distanziamento sociale, e tutte quelle a cui il settore dovrà attenersi, non prendono in considerazione le dinamiche della vendita.
La preoccupazione è tanta perché per queste imprese è vitale ripartire, ma è necessaria certezza sui tempi e sulle misure da adottare. Non si può operare come per i negozi di abbigliamento e calzature per bambini, che da un giorno all’altro hanno appreso di poter riaprire, con la conseguenza che in molti hanno deciso di rimanere chiusi e non rischiare.
Non dobbiamo dimenticare che la stabilità finanziaria delle nostre aziende è fragile se non a serio rischio: non è pensabile immaginare saldi di fine stagione prima di agosto ed è irragionevole parlare di vendite promozionali con le collezioni invernali intatte nei negozi chiusi.
Le Istituzioni devono attivarsi per garantire un aiuto reale alle imprese, con contributi a fondo perduto e detassazione per tutto il 2020, dal momento che il problema di liquidità riguarda tantissime di loro: con la merce bloccata nei magazzini e una riapertura “fuori stagione” sarà più facile rimanere chiusi ed aspettare tempi migliori se non si trova una soluzione.
Le proposte che si stanno valutando, ovvero capi di abbigliamento da sanificare dopo ogni contatto o in caso di reso, tessuti toccati con guanti e non a mani nude, obbligo di acquisto in caso di prova, sono tutte soluzioni che ostacoleranno enormemente la vendita.
Allo stesso tempo le regole da attuare, quali l’eventuale ampliamento delle fasce orarie per evitare il sovraffollamento, la presenza di non più di tre persone su 40 metri quadri e la regolamentazione, ove possibile, di percorsi di entrata e di uscita differenti, sono tutte regole che, unitamente all’uso dei guanti e delle mascherine, al distanziamento sociale, alla sanificazione, non sono compatibili con la dinamica di vendita di abbigliamento, scarpe, accessori.
Confcommercio sta nel frattempo predisponendo un vademecum per consentire ai nostri operatori di potersi adeguare alle prescrizioni presenti nella normativa vigente.
Le regole della fase 2 devono, comunque, essere riviste sulla base delle esigenze concrete del settore, altrimenti si rischia il fallimento e la chiusura definitiva di queste vetrine. Solo se si terrà conto delle esigenze dei negozianti saranno rispettati sia il diritto alla tutela della salute di clienti e lavoratori, che quello dei commercianti a lavorare nel modo adeguato e si eviterà il conseguente ed ulteriore svuotamento delle nostre città.
Ringraziamo gli operatori che si stanno sottoponendo ad enormi sacrifici per il benessere della collettività, siamo fiduciosi che la resilienza che li caratterizza li aiuterà ad affrontare anche questa terribile crisi in cui non devono comunque sentirsi soli.
È con la collaborazione e la sinergia che, tutti insieme, riusciremo venir fuori da questo difficilissimo momento in modo più consapevole e, certamente, più forti di prima.
Mi piace ricordare che senza le nostre categorie non ci sarebbe luce in nessuna città o paese dell’intera Nazione.
Il Presidente di Federmoda Crotone
Antonio Casillo