L’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Format Research, evidenzia la stretta creditizia che sta colpendo le imprese del commercio, turismo e servizi. Nel corso del 2023, circa il 40% delle imprese ha ottenuto meno credito del necessario, e 8 su 10 hanno sperimentato un aumento dei costi del credito a causa dell’inasprimento dei tassi di interesse. Questo ha portato oltre il 40% delle imprese a rinunciare, almeno in parte, agli investimenti previsti, compromettendo la crescita, la sicurezza e l’innovazione, così come le nuove assunzioni nel 2024.
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha espresso preoccupazione per la stretta creditizia, sottolineando l’importanza di una maggiore attenzione da parte del sistema bancario verso le imprese più piccole. Sangalli ha evidenziato la necessità di riformare il Fondo di garanzia per le PMI per supportare le imprese meritevoli ma limitate dalla restrizione creditizia.
Il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, ha affermato che non sono le banche a chiudere i rubinetti, ma piuttosto c’è una diminuzione della domanda di credito. Patuelli ha sottolineato che l’abitudine a operare con tassi bassi può causare sorprese quando i tassi aumentano.
L’indagine ha rivelato che il 31,2% delle imprese ha annullato gli investimenti a causa della riduzione del credito, mentre il 45% prevede un peggioramento della liquidità, con possibili impatti negativi sulla domanda dei consumatori e sulla capacità delle imprese di fare sviluppo commerciale. La riduzione del credito potrebbe anche influenzare le nuove assunzioni e la gestione del personale interno.
Per approfondire: https://www.confcommercio.it/-/focus-credito